ANMIC: VERSO IL FUTURO, CON IMPEGNO E BUONA VOLONTÀ
Intervista al Presidente dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili
Presidente Pagano, qual è oggi lo stato dell’arte in Italia per quanto riguarda le politiche per la disabilità?
Intervista Pagano futuro Anmic. Il presidente nazionale Nazaro Pagano parla di disabilità. Parlare di significa anzitutto affrontare un tema complesso, dai molteplici aspetti sociali, legislativi e culturali.
È anche un’occasione di riflessione in generale, sui limiti delle attuali politiche sociali del Paese. E deve servire per focalizzare con più attenzione una realtà che è molto diffusa perché riguarda oltre 4,5 milioni di persone e le loro famiglie.
Intervista Pagano futuro Anmic: la vita indipendente delle persone con disabilità
Il tema è quindi oggi molto dibattuto, ma è necessario affrontarlo senza la riproposizione di vecchie ricette e men che mai di inutili preconcetti. Le persone con disabilità rappresentano oltre il 7% della popolazione. E pertanto i temi che li riguardano e che investono le loro famiglie sono tanti, diversi e complessi.
Accanto a quelli più tradizionali – come l’inclusione scolastica o l’abbattimento delle barriere architettoniche – ci sono molti altri importanti aspetti che interessano il vivere quotidiano delle persone con disabilità.
Oggi temi come la vita indipendente, il ‘Dopo di noi‘, la non autosufficienza, così come il tema del diritto all’affettività, emergono in modo sempre più rilevante.
Mettere al centro dell’agenda politica e sociale della società i temi che riguardano le persone con disabilità non solo è necessario ma è ormai improcastinabile.
Quali sono a suo giudizio le maggiori criticità del mondo della disabilità da affrontare subito?
Siamo in un momento particolarmente delicato per quanto riguarda il mondo della disabilità. Seppur in presenza di un quadro normativo di riferimento abbastanza ricco, purtroppo le persone con disabilità non riescono ancora a beneficiare dei diritti già previsti dalla legislazione.
I diritti sanciti dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità – salute, diritto allo studio, all’inserimento lavorativo, all’accessibilità – non sono ancora pienamento esigibili. E se da un lato vi è una mancata applicazione delle norme, dall’altro, la scarsità delle risorse finanziarie peggiora la situazione.
Gli stessi interventi di natura economica, sia pensionistici che assistenziali, sono davvero esigui e molto carente resta l’erogazione di servizi e assitenza.
Come giudica la scomparsa nell’attuale Esecutivo del Ministero della disabilità? La sua eliminazione può essere intesa come una scarsa attenzione a questi temi?
Innanzitutto è bene precisare che, per la prima volta in Italia, le maggiori associazioni di categoria sono state consultate dal Presidente del Consiglio incaricato già alla vigilia della formazione del Governo.
Di questo siamo molto grati al Presidente Conte, come per l’attenzione che ha subito indirizzato al mondo delle disabilità. Ciò sgombra il campo all’ipotesi di una scarsa attenzione da parte delle istituzioni governative.
In occasione di questa consultazione abbiamo già espresso al Presidente la nostra richiesta di innalzare subito il livello di attenzione alle maggiori criticità che assillano tante famiglie italiane che convivono con la disabilità.
Abbiamo però sottolineato che per affrontare la complessità di tali problemi a un Ministero della disabilità occorrerebbero strumenti, strutture e risorse adegutate, tali da poter rendere utile ed efficace la sua funzione.
Se nell’immediato ciò non è ancora possibile, con il Presidente Conte abbiamo convenuto di mettere in cima all’agenda del Governo il tema complessivo della disabilità, rendendolo una vera priorità dell’azione di governo.
Intervista Pagano futuro Anmic. Con quali strumenti si intende allora agire?
Incardinando i temi della disabilità direttamente nelle competenze del Presidente del Consiglio e con la nomina di un Sottosegretario specifico che, con una delega forte, si occupi di disabilità.
Purtroppo a oggi questa nomina non è stata ancora fatta e non credo ormai si farà. Pertanto all’entusiasmo iniziale è subentrata una certa delusione e anche un pizzico di amarezza.
Nel frattempo abbiamo chiesto al Presidente Conte un incontro. Lo abbiamo chiesto attraverso i canali istituzionali. Per analizzare la questione e per individuare strumenti e percorsi idonei ad attuare una maggior sinergia tra governo, associazioni e federazioni di rappresentanza delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Credo che ci siano ancora ampi margini perché questa sinergia possa finalmente manifestarsi e rivelarsi utile.
In particolare cosa avete chiesto al Presidente del Consiglio?
Come dicevo prima, abbiamo richiesto un maggiore impegno nei confronti dei problemi del mondo della disabilità. In particolare per l’inclusione scolastica e quella lavorativa, mettendo mano seriamente a un riordino della legge 68/99. Vi è poi l’urgenza di garantire pari opportunità per le persone con disabilità, con la realizzazione di una vita indipendente. Ciò significa eliminazione di ogni barriera architettonica e ancora più culturale.
Abbiamo poi richiesto un intervento deciso e massiccio per finanziare un piano della non autosufficienza adeguato e assicurare un iter parlamentare rapido e veloce per la proposta di legge sui caregiver familiari, ovvero gli assistenti familiari.
Rimane poi da attuare la piena applicazione della legge sul ‘Dopo di noi’: una legge di fondamentale importanza che a pochi anni dalla sua emanazione presenta già elementi di criticità quali scarsa e diseguale applicazione territoriale, esiguità delle risorse, mancanza di decreti attuativi.
Sempre con forza abbiamo infine rappresentato al Presidente la stringente necessità di un aumento delle pensioni di invalidità che non sono state mai oggetto di reale aumento, se non per una minima parte legata esclusivamente a criteri di semplice indicizzazione.
Se lei dovesse dare una priorità a queste molteplici problematiche, quale di queste affronterebbe per prima?
Sono prioritarie tutte, perché non è possibile scinderle l’una dall’altra. In Italia è ineludibile pensare a un unico piano di intervento in favore della disabilità.
Altrettanto necessario è attuare al più presto una rivisitazione del quadro normativo esistente, tagliando dov’è necessario, modificando laddove sono presenti elementi critici, implementando una legislazione nuova negli ambiti dove se ne avverte l’esigenza.
In questo quadro, seppur arduo e complesso, introdurre il ‘Codice unico della disabilità’, appare una giusta strada da perseguire. Noi ci siamo, consapevoli che il percorso non sarà breve, ma soprattutto non sarà facile.
Presidente Pagano lei in questo momento rappresenta ANMIC e insieme la Federazione FAND. Come riesce a mediare tra le differenti specificità della disabilità fisica, intellettiva, sensoriale?
I temi della disabilità non possono più essere analizzati separatamente, a seconda se ci troviamo di fronte alla disabilità fisica, intellettiva o sensoriale.
Pur tenendo in debita considerazione le diverse specificità, credo che l’approccio alla disabilità debba essere rivolto a 360 gradi e debba avere un livello di interlocuzione di altissimo profilo tecnico. Ritengo infine che la rappresentanza vada esercitata con strumenti attuali nell’attuale contesto sociale.
Fra pochi giorni l’ANMIC vivrà un evento molto importante, lo svolgimento del suo 13° congresso nazionale. Qual è il bilancio del suo primo mandato?
Il quinquennio 2014/2019 è stato un periodo particolarmente ricco di impegni, l’avvio di un percorso che ha ribadito l’unitarietà dell’ANMIC. Ma con un rafforzamento ancora più marcato della ramificazione territoriale e una significativa ristrutturazione dell’impianto organizzativo dell’associazione, sia a livello centrale che periferico.
Abbiamo portato nei territori i temi più significativi e cari alle persone con disabilità e per questo motivo abbiamo realizzato una serie di eventi incentrati sui temi più importanti per tutte le persone con disabilità. Abbiamo anche celebrato con un evento particolarmente significativo il 60° anno di attività di ANMIC.
A livello dei rapporti con le altre realtà dell’associazionismo abbiamo poi dato vita con altri alla FIA, Federazione italiana autismo, e abbiamo riannodato i fili di un discorso interrotto negli anni passati con FIMITIC, la Federazione internazionale degli invalidi civili e dal 2016 ANMIC è membro del suo board di presidenza.
Dal marzo di quest’anno la ANMIC ha infine assunto la Presidenza della FAND, la Federazione delle associazioni nazionali delle persone con disabilità. Abbiamo perciò rappresentato la categoria che tuteliamo in tutti i tavoli istituzionali competentti in materia di disabilità. Intenso anche il rapporto con il Parlamento, attraverso innumerevoli audizioni e incontri.
Intervista Pagano futuro Anmic. È soddisfatto del lavoro svolto da ANMIC?
Più che soddisfatto direi che sono sereno. Sereno per l’impegno profuso, per la determinazione che gli organi dirigenti ANMIC e la nostra Federazione, la FAND, e il sottoscritto hanno messo in atto nella quotidianità della politica associativa e nel tutelare in modo degno la categoria che rappresentiamo.
In pace con la coscienza perché tanto è stato fatto, ma siamo al contempo determinati ad agire con ancora più forza perché tantissimo resta ancora da fare.
I nodi irrisolti sono diversi e purtroppo al raggiungimento di un obiettivo non sempre corrisponde la piena esigibilità di quanto è stato ottenuto. Anche se conta poco, per me si tratta di un bilancio positivo.
A giudicarlo però saranno gli oltre 400 delegati che, in rappresentanza degli oltre 150.000 iscritti, converranno a Roma dal 14 al 16 novembre, quando si celebrerà il 13° congresso dell’ANMIC.
Quali le sfide culturali per un reale cambiamento?
Le istanze che provengono dalle persone con disabilità evidenziano anzitutto la necessità di mettere al centro il disabile in quanto persona, in quanto cittadino, donna o uomo, con gli stessi diritti e le stesse opportunità.
In sintesi la piena applicazione della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Ma è necessario far accettare che la diversità in ogni sua specificità, qualunque essa sia, è una ricchezza che esalta la dignità di ogni essere umano.
Suggerimenti per l’azione futura dell’ANMIC?
Più che suggerimenti per il futuro vorrei rivolgere un auspicio: la speranza di una maggior unitarietà del mondo associazionistico della disabilità. Occorre una maggiore coesione nell’individuare linee di indirizzo comuni per realizzare una politica realmente inclusiva rivolta alle persone con disabilità. Occorre poi l’attuazione condivisa di programmi e interventi. Mettere insomma da parte le frammentazioni e tralasciare inutili divisioni che spesso sono il frutto di sgradevoli interessi di parte.
Al contempo è necessario, nel rispetto di ogni forma di aggregazione, individuare oltre ai criteri di tutela e rappresentanza che già scaturiscono da un riferimento normativo, anche criteri precisi ed equi per definire il livello di rappresentatività e il peso specifico di ogni associazione.